In seguito Simonini ha dei contrasti con la direzione amministrativa. Non è d'accordo di montare il motore Sachs sette marce, che per i Fornetti era una pregevole caratteristica, mentre per lui era un'inutile complicazione. Loro credevano in questo motore, perché la Sachs aveva un nome; Simonini invece non lo vedeva tanto bene e proponeva di portare avanti i suoi 125cc. e 250cc., che avrebbero avuto sicuramente un futuro. Ma non vollero ascoltarlo.
Enzo Simonini decide allora di lasciare la società, che rimane però proprietaria del marchio.
Non si sente un uomo sconfitto, anzi, è pronto per tornare a scendere in campo, mettendosi subito a produrre dei "kit", silenziatori e marmitte nella sua "factory" a Torre Maina.
La Simonini, sotto il pieno controllo della famiglia Fornetti, assume il giovane ingegnere olandese Jan Witteven, già consulente quando vi era ancora Simonini, e gli affida la direzione tecnica, affiancandogli Giuseppe Fazioli e Giuseppe Andreani come collaudatori. Un nuovo modello da cross, il "Mustang 125", sostituisce l'"Hard Race", sempre con motore Sachs a sette marce (un po' troppe per una moto da cross). Con questa nuova creazione i piloti Mori e Sergio Franco ottengono brillanti risultati nelle gare di Campionato italiano.
Intanto la Casa è impegnata nella realizzazione del motore Simonini 125cc. che si rivela tutt'altro che facile non per i problemi tecnici, ma per problemi interni. Entra in commercio verso la fine del 1977, quando ormai è già troppo tardi e il mercato è già invaso dalle Case giapponesi. Con questa moto la Casa partecipa alle prove di Campionato italiano Juniores, conquistando il titolo con Franco Purfini. Da questo 125cc., che va ad equipaggiare anche i modelli regolarità, deriva il 250cc., molto simile per quanto riguarda i carter ma logicamente con il cilindro di maggiori dimensioni.
Per la 50cc. da cross e la "Scout 125" si fa ancora ricorso al motore Sachs.
Al Motor Show di Bologna nel 1978 la Simonini presenta due novità: una 125cc. stradale carenata "U. Masetti 125 SS" e la "Diamond" da Regolarità moto-alpinismo, ammiratissima nel suo colore molto originale verde-militare.
In ambito agonistico scende ancora in campo nel 1978 e '79 con Magarotto e Giuseppe Andreani (campione italiano Juniores 1978).
Successivamente il mercato motociclistico italiano entra in crisi.
La concorrenza nel settore è più spietata; la Simonini, insieme a tante altre Case artigiane, viene a trovarsi in difficoltà e decide di lasciare il campo.
Enzo Simonini, tipico "self made man" modenese, continua la sua attività fabbricando marmitte (attualmente ne ha in catalogo ben 150 tipi per moto e scooter e dieci per motori d'aereo per il volo leggero). Recentemente, parlando con lui, ha trovato il modo per dirmi: "Noi artigiani modenesi siamo un po' come i poeti; guadagneremo poco, ma non rinunciamo al nostro lavoro.
Abbiamo lavorato sodo, non siamo diventati degli imprenditori, ma siamo in continua evoluzione e i nostri prodotti riescono sempre ad anticipare le mode, i tempi e le esigenze della gente.
Ad esempio: i motori d'aereo per il volo leggero fino ad alcuni anni fa erano di derivazione industriale o automobilistica. Fare qualcosa di nuovo in questo campo fino a poco tempo fa era impensabile. Chi ci ha provato, ditte francesi, tedesche e italiane (compresa una ditta di Piacenza), ben presto ha abbandonato il campo. Noi artigiani modenesi con la nostra esperienza motoristica, partendo da zero, siamo riusciti a realizzare motori appositamente studiati e ad avere la supremazia nel settore.
Non perché siamo i più bravi, ma solo ed unicamente per il semplice fatto che gli altri non hanno la nostra mentalità, che ci ha permesso di creare un prodotto valido. Noi ci crediamo tanto nel nostro lavoro e tutti i guadagni vengono reinvestiti nell'azienda".
Così che la Simonini oggi è in grado di produrre, oltre ad accessori per le moto, anche una gamma di motori d'aereo per il volo leggero da 20 CV a 208 CV.
"Un'altra cosa che abbiamo di bello noi artigiani modenesi è che non abbiamo segreti per nessuno e andiamo d'accordo con tutti. Anche quando ci siamo trovati avversari sui campi di gara, lo eravamo unicamente per il tempo della durata della corsa. Dopo si andava a mangiare tutti insieme".
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